Nella Trieste austro-ungarica, terra di aspri contrasti e di sanguigne vocazioni nazionalistiche, crocevia di popoli, razze e culture, si svolge tra i primi del Novecento e la vigilia della Grande Guerra l'educazione di Daniele Solospin. Il giovane, ultimo erede di una prestigiosa dinastia di ricchi commercianti avviata verso una irresistbile decadenza, sin dall'adolescenza scopre e subisce sulla propria pelle l'angosciosa situazione di una patria scossa da mille contrasti e contraddizioni. Daniele cresce cupo e solitario attratto prima dai moderati insegnamenti umanitari del dottor Janovich e poi avvinto dalle esplosive parole di Rico Pfeffer, pittore ebreo, geniale e affascinante quanto cinico e amorale, devastato da una spaventosa malattia. Proprio seguendo le parole di quest'utimo e condizionato anche da una sinistra vocazione autodistuttiva, il giovane andrà incontro al suo singolare destino. Un romanzo di formazione intenso e drammatico che costituisce al tempo stesso il memorabile affresco di una città straordinaria, trascinata nelle tumultuose spire della decadenza mitteluropea.