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Simona (Italia) (2011/10/18): Un libro interessante.Da Wikipedia: Le pagine di Ivan Denisovič presentano una umanità costretta a vivere in condizioni subumane, in balia di un potere cieco ed assurdo. Per certi versi riecheggia la prosa di Primo Levi, particolarmente nella descrizione della quotidianità all'interno di un lager. Oltre gli orrori fisici ampiamente prevedibili (freddo, fame, sfinimento, disumanità dei carcerieri) grava sul protagonista la pesante coartazione psicologica e relazionale che un sistema come quello di un campo di concentramento induce, nella ricerca dell'annullamento dell'individuo fino a farlo diventare cosa. Nei campi e nelle prigioni Ivan Denisovič si era disabituato a pensare a che cosa avrebbe fatto fra un giorno o fra un anno e come avrebbe mantenuto la famiglia. Per lui pensavano i capi. Nel campo la squadra è fatta in modo che il capo non abbia bisogno di aizzare i detenuti, ma siano i detenuti ad aizzarsi l'un l'altro. La scelta può essere solo fra un supplemento di rancio per tutti o - ugualmente - la morte per tutti.
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